CLASSE DINGHY 12 P
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Nel 1913 l’ inglese George Cockshott partecipò e vinse il concorso indetto dall’ I.Y.R.U. per la progettazione di una deriva che unificasse i vari modelli di “tender” con i quali gli armatori dei grandi yachts si sfidavano in appassionanti regate nei porti e nelle rade del nord Europa.
Nell’Inghilterra di fine Ottocento queste imbarcazioni si assomigliavano tutte:fasciame sovrapposto (detto a clinker), due banchi per vogare, poppa a specchio, bordo libero quanto bastava e albero con vela al terzo.
Cockshott non poteva certo immaginare quale successo avrebbe avuto la sua creatura.
Economico, maneggevole, adatto al diporto nautico, il Dinghy 12’ non tardò a diffondersi. Sotto vela, infatti, il Dinghy si rivelò imbarcazione molto tecnica e raffinata e, divenuto nel 1919 la prima “International Class”, venne scelto nel 1920 e nel 1928 alle Olimpiadi quale classe “en solitarie”.
Proprio l’ esperienza dei velisti italiani che vengono selezionati per le Olimpiadi di quegli anni la introduce nel nostro Paese, dove le prime imbarcazioni sono costruite nel 1929 e si tiene, nel 1931, il primo Campionato Italiano.
Per oltre trent’ anni il Dinghy 12’ reciterà un ruolo determinante nello sport velico nazionale, e, in particolare, per la formazione dei più giovani.
Dopo la crisi degli anni sessanta, nel 1969 venne fondata l’ Associazione Italiana Classe Dinghy 12’, e da allora l’ incremento degli armatori e dei regatanti è stato continuo.
Nessuna classe ha avuto in Italia un numero maggiore di campionati nazionali disputati (nel 2008 saremo al 72°), e sono pochissime quelle che possono vantare una così grande adesione.
Ogni anno oltre 200 timonieri partecipano alle regate nazionali, zonali e locali - da Lugano a Palermo - sui loro scafi in legno e vetroresina.
Per gli amanti della tradizione l’’Associazione organizza anche una ”Sezione Classici” che riunisce gli armatori dei “ legni”, ma tutti i dinghisti sono egualmente legati dall’ amore per la loro barca e vivono come una vera festa tutte le occasioni di incontro e competizione.
E questo li rende … speciali: il Dinghy non plana, ma riserva grandi soddisfazioni a chi vi si applica con costanza e passione.
La conduzione in regata richiede capacità tecniche e tattiche di prim’ ordine, ma tra di noi non c’è spazio per chi … ha un malinteso senso dell’ agonismo.
I dinghisti apprezzano come pochi altri il fair play e il gusto della competizione velica “tradizionale”, praticata da veri sportivi e da amanti della vela e della compagnia: ecco perché il Dinghy 12’ è oggi oramai la deriva preferita di chi cerca un “approdo” definitivo e la barca della propria maturità tecnica e agonistica.
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