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Redazione Vela in Campania - Eventi
SU E GIÙ PER L’OCEANO:una piccola barca e un grande marinaio

23 giugno 2014
I Soci che giovedì 19 giugno si sono trovati al Molosiglio nella Sezione della Lega Navale per assistere all’incontro con Pino Veneroso hanno avuto modo di ascoltare il racconto di un’avventura fantastica, hanno visto immagini straordinarie, ma hanno soprattutto conosciuto un marinaio autentico, un raro uomo di mare dal cuore grande, semplice e generoso. Cresciuto nella sua Marina di Pisciotta, dopo aver seguito il padre nella pesca delle alici di manaica, tipica del luogo, lo spirito d’avventura che è insito in lui lo porta in giro per il mondo cambiando mestiere e lavoro: da maresciallo della Guardia di Finanza (…di mare ovviamente!), a operaio in un cantiere navale ad Amburgo, a pescatore di merluzzi in Atlantico…. Lavora sul mare e sogna le imprese dei famosi navigatori, Slocum, Dumas, Moitessier…, ma su tutti i tre del ‘Leone di Caprera’ la cui impresa nel 1880, sempre troppo trascurata, resta la più grande. Nella sua mente c’è un solo desiderio: navigare e fare il giro del mondo in barca a vela in solitario, andare verso il mare sconfinato, senza limiti, non per sfida, ma per puro amore e profonda passione. A sessanta anni, il 2 agosto 2003, Pino realizza il suo sogno e parte. La barca ‘Jutta’ (il nome della moglie) è piccola, essenziale, senza sofisticazioni, soltanto un timone a vento, un GPS e una radio satellitare. In sala sullo schermo scorrono le immagini del suo viaggio e Pino, con il suo linguaggio spontaneo, semplice ma carico di sentimento, commenta i particolari e trascina tutti oltre la realtà: sembra di ascoltare una favola. Il viaggio di andata Cilento-Montevideo, poco meno di cinque mesi, è dettagliatamente descritto nella cartina riportata. Nella sua narrazione Pino mette in risalto il rapporto con il mare: un amico, mai un tradimento, mai una cattiveria anche nelle sfuriate che fanno parte del gioco. Sono gli uomini che fanno paura, e lo dimostra andando avanti nel suo racconto. Navigando lungo le coste brasiliane il 4 novembre subisce un attacco di pirati che sotto la minaccia di una pistola lo rapinano e il 9 novembre, alle 2 di notte, entra in collisione con una grande nave che non si accorge di nulla e gli butta giù l’albero. Non si dispera - “non posso permettermi di avere paura” - e si rifugia a Salvador de Bahia per le riparazioni necessarie. Questi due episodi, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, scuotono profondamente il morale di Pino. Il pericolo miracolosamente scampato gli fa realizzare che non c’è solo il mare tra lui e la sua barca e il suo sogno di doppiare Capo Horn e risalire poi fino a Panama per rientrare in Atlantico non è più roseo, ma carico di nuvole nere. L’arrivo a Montevideo e l’abbraccio con la comunità italiana è di per se già un grande ed appagante risultato, ma Pino non si ferma, l’amico mare lo chiama e lui non sa resistergli. Nasce così l’idea di intraprendere il ritorno ripercorrendo la rotta seguita nel 1880 dai tre marinai italiani del ‘Leone di Caprera’ e soprattutto di portare finalmente nell’isola di Caprera sulla tomba dell’”Eroe dei due Mondi” quella sciabola simbolo del legame con la patria dei nostri emigrati in Uruguay. Il viaggio di ritorno inizia il 3 maggio 2004 e termina con l’arrivo a Marina di Pisciotta il 12 agosto, Pino questa volta non è solo ha due compagni, Emil e Gabriele, che completano l’equipaggio di ‘Jutta’. Questa per sommi capi è l’avventura di Pino Veneroso. Dopo dieci anni esatti dalla conclusione della sua romantica impresa Pino ha dato recentemente alle stampe il suo libro CON LO ‘JUTTA’ SULLA SCIA DEL ‘LEONE DI CAPRERA’ in cui ripercorre dettagliatamente gli avvenimenti e descrive gli stati d’animo e le emozioni del suo viaggio. Non si contano nelle librerie i volumi che raccontano traversate, navigazioni oceaniche e giri del mondo. Ma la grande umanità, i sentimenti genuini, gli entusiasmi spesso velati di malinconia che vengono fuori dal racconto di questo semplice e umile ex pescatore non l’ho mai letti da nessuna parte. Paolo Rastrelli (www.pinoveneroso.it)
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