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Il luttuoso incidente che sconvolse la Vela partenopea

02 giugno 2010
A proposito del luttuoso incidente che sconvolse la vela partenopea.

E’ fuor di dubbio che la Magistratura deve seguire i canoni della Legge e proprio in tale ottica il Presidente Pippo Dalla Vecchia ha incamerato la notizia delle indagini, a carico suo e dei due tecnici allenatori del R.Y.C.C.Savoia, scaturite dal luttuoso incidente che ha tolto la vita al giovane Vincenzo Sannino e che ha colpito non soltanto il glorioso sodalizio bianco-blù ma tutta la Vela partenopea e nazionale. Lo prova la venuta a Napoli del Presidente della Federazione Italiana Vela che ha sentito il bisogno di essere presente alla cerimonia, tenutasi sulla banchina di Santa Lucia, per intitolare allo scomparso Vincenzo la Scuola Vela del Savoia. Da vecchio militante velico devo fare alcune considerazioni sull’esercizio dello Sport della Vela il quale, come del resto accade in ogni altra disciplina sportiva, comporta una dose di rischio. Sta a chi è preposto alla dirigenza di mettere in atto tutte quelle precauzioni che possono evitare che il rischio si trasformi in tragedia o, quanto meno, che comporti delle conseguenze fisiche negative. La Scuola Vela del Savoia è una delle quasi trecento scuole veliche che hanno ottenuto dalla Federazione Italiana Vela l’autorizzazione a poter esercitare in questo settore. Ed è proprio in osservanza ai canoni di sicurezza imposti dalla Federazione che il Savoia adotta, come ha adottato anche in occasione dell’ultima uscita in mare del compianto Vincenzo, tutte quelle precauzioni che l’attività del nostro sport richiede. L’assistenza, durante gli allenamenti, le regate, l’attività didattica della scuola di vela, viene attuata sia mediante la presenza, vicino alle barche in vela, di capaci “gommoni” con motore fuoribordo sui quali prendono posto i tecnici preposti all’attività, sia mediante l’impiego di salvagenti che devono essere indossati dai velici, sia mediante ogni altro mezzo ritenuto utile al fine di garantire la migliore sicurezza all’attività svolta. Mi ricordo che nel 1979, nel canale del Solent tra l’Inghilterra e la Francia, durante la famosa regata del Fastnet alla quale partecipavano oltre seicento barche di Vela d’Altura (di quelle lunghe 10/20 metri e con a bordo equipaggi che raggiungono i 15/20 membri) improvvisamente sopraggiunse un imprevisto fortunale che causò l’affondamento di 24 barche ed il decesso di 16 membri di equipaggi. A seguito di questo luttuoso incidente, che aveva sconvolto la Vela mondiale, ci fu una inchiesta realizzata con un puntuale questionario, di oltre 25 domande alle quali rispondere, inviato ad ogni membro di equipaggio delle oltre seicento barche che avevano partecipato alla regata (stiamo parlando di circa diecimila persone). Dai dati raccolti e dalla loro elaborazione venne stabilito che lo Sport della Vela ha un suo “rischio calcolato” dal quale non può prescindere chi si dedica a tale attività. E ci sarebbero tanti altri casi da ricordare, legati o meno ad eventi meteorologici o di altra natura, dai quali emerge con forza che l’indagine sulle cause che avevano fatto concludere luttuosamente il Fastnet nel 1979 è tuttora valida.
Conoscendo Pippo Dalla Vecchia da una vita, ed avendo diviso con lui le ansie e le gioie di tante regate veliche, posso affermare che l’attenzione da lui prestata ad ogni attività del Circolo Savoia è quella di un uomo che ha piena conoscenza del suo operato e del mondo nel quale opera. Non vi è dubbio che quanto è accaduto sia frutto di fatalità sia per le miti condizioni di vento e di mare presenti quel giorno 9 dicembre 2009, sia per la vicinanza dei soccorritori che con il loro gommone hanno, da breve distanza, avvicinato immediatamente la barca capovolta, sia per non essere il compianto Vincenzo riuscito a liberarsi da quella cima che gli ha impedito di evitare l’accaduto.
Concludo questo mio breve intervento dettato dal bisogno di esprimere la propria idea che scaturisce da quei sentimenti che albergano nell’animo di un uomo che ha dedicato alla Vela una grossa fetta della sua vita.  Carlo Rolandi

Napoli, 1° giugno 2010
                                                                 UNA VECCHIA FOTO E UN NUOVO DOLORE.

La tragica fine del giovane velista napoletano ritornata recentemente alla ribalta della cronaca perché risultano indagati il presidente e gli allenatori del Circolo Canottieri Savoia mette a nudo una ferita destinata a rimarginarsi ma a lasciare per sempre una profonda cicatrice in tutti coloro che questa dolorosa storia l’hanno vissuta e la vivono sulla propria pelle.
Più che una vicenda giudiziaria questa è, e resta soprattutto, una vicenda umana e come tale colpisce gli animi e le coscienze che vengono ancora prima delle leggi degli uomini.
Allora ci si interroga, si ricercano dentro noi quei sentimenti e quelle sensazioni che tutti abbiamo provato a sedici anni quando abbiamo iniziato a fare le scelte importanti, quelle che a volte ci accompagnano per tutta la vita.
È facile immaginare cosa ha provato Vincenzo Sannino quando si è innamorato dello sport velico e ha sceso per la prima volta quella scalinata di S. Lucia che porta al Savoia, dove la vela è una disciplina di vita, una scuola del carattere ancor prima di essere un’attività agonistica.
In 120 anni della sua storia il Savoia ha avvicinato al mare intere generazioni di giovani; molti non ci sono più, parecchi sono ancora testimoni viventi di quella formazione.
Tra vecchi ricordi è emersa una foto del 1960 che afferma l’antica tradizione della “Scuola Vela” del glorioso sodalizio napoletano. Nel riportarla si trascrive anche il pensiero scritto trovato sul retro della stessa foto:
“La vela è un dono del Signore ai suoi figli più belli; il giorno in cui ve ne ammalerete, ringraziatelo; pochi al mondo avranno momenti più puliti e liberi.
Sarete dannati dalla fatica, spierete per ore un attimo di vento, farete bagni fuori stagione ed avrete le mani scorticate, ma un giorno di vela vi sembrerà un compenso anche troppo alto, perchè vi farà toccare da un sentimento nuovo: la gioia”.


Alla ricerca di questa gioia Vincenzo è sceso per l’ultima volta dalla scalinata di S. Lucia in quel tragico pomeriggio di dicembre.
Tutti quelli che questa gioia faticosa l’hanno provata, la provano e continueranno a provarla così devono ricordare Vincenzo Sannino che ora veleggia nell’eternità e devono anche esprimere solidarietà a chi da questa dolorosa vicenda è travolto: la storia la fanno quelli che hanno il coraggio di osare.
(Paolo Rastrelli)



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