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Categoria: Eventi
Il cuore di Sergio

18 gennaio 2014
Il cuore di Sergio Una serie di imprevedibili circostanze non mi ha permesso di essere fisicamente insieme a coloro, immagino moltissimi, che si sono ritrovati ad Alassio per dare l’ultimo saluto a Sergio Gaibisso. Il cruccio si aggiunge così alla mestizia profonda che mi pervade da quando è arrivata la prima telefonata a dirmi che, stavolta, “Sergio non ce l’ha fatta”. Sì, perché in tanti anni Lui ne aveva passate parecchie, uscendone sempre forte come prima. Stavolta quel cuore che aveva palpitato infinite volte sui campi di regata di tutto il mondo, provato da mille emozioni, strapazzato sempre e comunque dalle delusioni delle sconfitte o dall’esaltazione delle vittorie, ha detto basta. Non sue le vittorie, non sue le sconfitte, no: dei suoi ragazzi. Di quei ragazzi che non lasciava mai soli nelle prove più difficili, condividendone ansie e speranze, gioie e dolori, premuroso o burbero, come può esserlo un fratello maggiore o un padre. Lui che “non aveva famiglia” si dice, sbagliando. La Famiglia ce l’aveva, eccome! E’ quella, grandissima, che oggi lo piange e lo rimpiange, quella a cui, per vocazione e senza riserve, ha dedicato la vita. Gli sono stato a fianco per tutti i venti anni della sua presidenza, molti dei quali ho dedicato ad imparare ed a capire. Ho conosciuto un uomo dalla personalità forte e complessa; estroverso e riservato nello stesso tempo, che ha sempre perseguito con tenacia i suoi obbiettivi, facendo leva sulla sua grande competenza e su di un carisma non comune. Amava molto i giovani; alla crescita della vela giovanile ha dedicato grande impegno, molta fantasia e tante risorse. Quando era in mezzo a loro si spogliava della corazza e trovava le parole giuste, ragazzo fra i ragazzi. Ha ottenuto per la vela olimpica italiana risultati strepitosi. Un ricordo per tutti: a Sydney, dopo l’oro di Alessandra Sensini, piombò nella baia il Presidente Petrucci che lo abbracciò dicendo: “Grazie Sergio, per aver cambiato la storia della vela italiana”. Dopo quarantotto anni l’Italia rivinceva una medaglia d’oro. Nella Vela mondiale si era ritagliato un ruolo di grande rispetto e prestigio, senza mai rincorrere la notorietà o la spettacolarità. La riprova si aveva alle Olimpiadi - ne ho vissute ben tre con lui - quando il nostro container, di fatto la nostra “casa” in banchina, diventava subito il crocevia di atleti, dirigenti, giornalisti e qualche testa coronata. Indubbiamente il mitico caffè degli italiani costituiva, è vero, un’irresistibile attrazione per tutti, ma c’era dell’altro. Spesso, con la scusa del caffè si veniva per far politica con Sergio, per ascoltarne il parere, per chiedere un consiglio. Lui, come un prete nel confessionale, ascoltava, suggeriva, mandava messaggi. Alla fine di ogni “udienza”, nascondendo appena un sorrisetto fra il compiaciuto e l’ironico, prendeva la sua mitica ed intoccabile bici e spariva fra le barche, fra i suoi ragazzi, a spiarne l’umore, le ansie, i sogni. Per tutti sempre una parola, un commento, magari burbero, magari tenero. “Il bastone e la carota” mi confidò un giorno. Saranno in molti a ricordare queste esperienze, fatte sì di vita sportiva, ma piene di contenuti e risvolti profondamente umani, assolutamente sempre presenti nella vita operosa di Sergio Gaibisso. Leggendo le innumerevoli esternazioni che oggi, grazie ai mezzi di comunicazione, passano direttamente, di getto e senza filtri, dal cuore delle persone allo schermo di un computer, ho sentito pronunciare con sincerità tanti meritati attributi, ma uno ricorre più degli altri, con commozione: “come un padre”. E’ quello che in questo momento sento di preferire. Il nostro tempo nella sua folle corsa cambia in fretta le abitudini, i comportamenti, i rapporti umani. Cambia la gente insomma. Di certo la Vela non se ne va con Lui, ma un pezzo di quel mondo che Lui ha interpretato ed incarnato, quello sì, non tornerà mai più. Grazie Sergio per averci consentito di viverlo, insieme a Te. Gianfranco Busatti Venerdì 17 Gennaio 2014