È allo studio del Governo un intervento significativo riguardo ai buoni pasto che potrebbe essere inserito nella prossima legge di bilancio.
L’ipotesi prevede un aumento della soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto in formato elettronico, che passerebbe dagli attuali 8 euro a 10 euro per giornata lavorativa. Questo adeguamento nasce dall’esigenza di aggiornare uno strumento di welfare aziendale molto diffuso, in un contesto economico segnato dall’aumento generalizzato del costo della vita e dall’inflazione.
Attualmente, la disciplina fiscale sui buoni pasto prevede che questi costituiscano reddito da lavoro dipendente e siano pertanto tassati ai fini IRPEF, fatta eccezione per una quota esente da imposizione entro certi limiti. Nel dettaglio, la normativa consente un’esenzione fino a 4 euro per i buoni pasto cartacei e fino a 8 euro per quelli elettronici. Tale distinzione è motivata dalla maggiore tracciabilità e trasparenza dei buoni digitali, che riducono il rischio di utilizzi impropri e facilitano i controlli fiscali.
Le somme che superano queste soglie sono soggette a tassazione. La maggiore agevolazione fiscale per i buoni elettronici riflette la volontà di incentivare la digitalizzazione e la sostenibilità degli strumenti di welfare aziendale.
Proposta di aumento della soglia per i buoni pasto elettronici
Le ultime anticipazioni sul testo della manovra 2026 indicano che il Governo, in linea con una proposta avanzata dalla senatrice Paola Mancini di Fratelli d’Italia e in sintonia con gli indirizzi della premier Giorgia Meloni, starebbe valutando di elevare la soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici da 8 a 10 euro al giorno.
L’obiettivo è duplice: da un lato migliorare il potere d’acquisto dei lavoratori, garantendo un beneficio netto più consistente, dall’altro incentivare l’utilizzo di strumenti digitali, più efficienti e trasparenti. Per le aziende, il vantaggio consisterebbe nella possibilità di erogare benefici di welfare con un impatto fiscale più contenuto, sfruttando la deducibilità integrale delle spese sostenute per i buoni pasto.
Secondo quanto previsto, le modifiche entrerebbero in vigore a partire dal periodo d’imposta 2026 e non avrebbero effetti retroattivi sugli anni precedenti. Pertanto, datori di lavoro e società emettitrici dovranno adeguare i propri sistemi di gestione in vista della nuova normativa.

Contesto economico e impatto della misura (www.velaincampania.it)
L’adeguamento della soglia di esenzione si inserisce in un quadro economico caratterizzato da una pressione inflazionistica ancora significativa sui prezzi dei beni alimentari e dei servizi di ristorazione. Questo ha eroso il potere reale dei buoni pasto, rendendo necessario un intervento di aggiornamento per mantenere efficace il loro ruolo di sostegno al reddito da lavoro.
L’incremento da 8 a 10 euro per i buoni elettronici rappresenterebbe un riconoscimento dell’evoluzione del mercato e un passo verso un sistema di welfare più moderno, flessibile e sostenibile, conforme alle esigenze di un mondo del lavoro in continua trasformazione.
Non solo un vantaggio individuale per i lavoratori: uno studio della SDA Bocconi ha evidenziato come il settore dei buoni pasto generi un valore pari allo 0,75% del PIL nazionale, supportando circa 220.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti. Nel 2023, i consumi realizzati tramite buoni pasto hanno prodotto per l’Erario un gettito IVA di circa 419 milioni di euro, a testimonianza dell’importanza economica di questo strumento.
Altre iniziative di welfare e fiscalità nella Manovra 2026
Il pacchetto di misure per la legge di bilancio 2026 va oltre la revisione della soglia per i buoni pasto. Tra le proposte spiccano:
- Rimborso degli affitti per studenti universitari e iscritti agli ITS che studiano lontano dalla residenza, con esenzione fiscale sui contributi erogati;
- Aggiornamento delle indennità di trasferta, ferme da decenni e attualmente espresse in lire, con un adeguamento annuale basato sull’indice ISTAT, che porterebbe l’importo giornaliero da circa 50 euro a 131 euro;
- Detassazione parziale o totale di tredicesime, lavoro straordinario e festivi, seguendo una linea di intervento che mira a favorire il potere d’acquisto e la produttività dei lavoratori, misura sostenuta anche da esponenti di governo come il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani.
Sul fronte fiscale, è allo studio anche un più ampio taglio dell’IRPEF per il ceto medio, con la riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi fino a 60.000 euro, progetto che avrebbe un impatto significativo sul risparmio fiscale delle famiglie italiane.