Eredità agli assistenti familiari: cosa prevede la legge e quali tutele per gli eredi. Si può davvero lasciare tutto alla badante?
Il caso della baronessa Maria Malfatti, deceduta nel 2023 all’età di 87 anni, continua a tenere banco nel panorama giudiziario italiano. La nobildonna, erede di una delle famiglie più prestigiose di Rovereto, ha lasciato l’intero patrimonio, stimato intorno ai cinque milioni di euro, alla sua badante albanese. La decisione ha scatenato una battaglia legale senza precedenti, con gli otto nipoti che hanno impugnato il testamento e denunciato la badante per circonvenzione d’incapace, sostenendo che la donna abbia approfittato del presunto decadimento cognitivo della baronessa per farsi nominare erede universale.
La controversia sul lascito e le tutele previste dalla legge
La vicenda solleva una domanda che molte famiglie si pongono: un genitore può davvero lasciare tutto alla badante? Dal punto di vista giuridico, la risposta è chiara e articolata. La normativa italiana, in particolare gli articoli 536 e seguenti del Codice civile, tutela gli eredi legittimari – coniuge, figli e, in mancanza di questi, i genitori – garantendo loro una quota minima dell’eredità, detta quota di legittima. Questo significa che, anche qualora sia redatto un testamento che destina tutto il patrimonio a una persona esterna alla famiglia, come una badante, tale disposizione non può ledere i diritti degli eredi legittimari.
Se il testatore ha ancora coniuge o figli, la quota disponibile che può essere liberamente assegnata a terzi è limitata. Ad esempio, in presenza di un coniuge e un figlio, la quota disponibile che potrebbe essere lasciata alla badante è pari a un quarto del patrimonio. Nel caso di più figli, invece, la quota disponibile si azzera, poiché la legge tutela maggiormente la famiglia. Solo nel caso in cui il testatore non abbia più eredi legittimari, la badante potrebbe ereditare l’intero patrimonio.

La possibilità di lasciare l’eredità alla badante – velaincampania.it
Tra gli strumenti previsti dalla legge per tutelare i diritti dei parenti vi è l’azione di riduzione, che consente di cancellare o ridurre le disposizioni testamentarie che superano la quota disponibile. Questa azione può essere esercitata entro dieci anni dall’apertura della successione e mira a ristabilire l’equilibrio tra gli eredi.
Nel caso in cui la badante avesse già alienato o donato i beni ricevuti, è possibile promuovere l’azione di restituzione. Tuttavia, questa è ammessa solo se l’eredità è stata accettata con beneficio d’inventario, una formalità che serve a separare il patrimonio ereditario da quello personale dell’erede.
Un ulteriore strumento è l’azione di annullamento del testamento qualora si dimostri che la volontà della baronessa fosse viziata da incapacità naturale, dolo, violenza o pressioni indebite. La giurisprudenza più recente, confermata da una ordinanza della Cassazione del 2024, sottolinea come la mancanza di capacità di intendere e di volere, anche temporanea, possa invalidare il testamento.
Donazioni e vendite simulate: una possibile via per aggirare la legge
Oltre al testamento, la legge considera problematiche anche le donazioni dirette o indirette e le cosiddette vendite simulate.La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3558 del 2024, ha ribadito che anche le liberalità atipiche rientrano nel calcolo della quota di legittima e possono essere ridotte se ledono i diritti degli eredi. Le vendite simulate sono anch’esse impugnabili, soprattutto se mancano prove di un reale trasferimento di denaro. Il giudice valuta in questi casi indizi come la sproporzione tra prezzo e valore, la capacità economica dell’acquirente e il rapporto personale con il venditore.
Gli eredi, dunque, devono essere in grado di ricostruire la catena dei trasferimenti usando documenti bancari, ricevute e dichiarazioni fiscali, per dimostrare l’eventuale natura di donazione di tali atti.

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