Si torna a parlare di accollo fiscale, una pratica tutt’ora ampiamente discussa e contestata che fa sta per tornare al centro dell’attenzione.
L’accollo fiscale consente a un soggetto di assumersi il debito d’imposta altrui, mantenendo comunque la responsabilità originaria del contribuente accollato. Secondo la normativa vigente, l’accollo fiscale è ammesso ma non permette la compensazione dei crediti d’imposta per pagare debiti tributari altrui.
La Corte di cassazione ha ribadito che l’accollante non può utilizzare i propri crediti fiscali per compensare debiti accollati. L’Agenzia delle Entrate chiarisce che l’accollo fiscale resta possibile, ma esclusivamente attraverso pagamento diretto e mai tramite compensazione fiscale.
Ecco come funziona realmente l’accollo fiscale
Il tema dell’accollo fiscale torna al centro del dibattito, con l’Agenzia delle Entrate che ha chiarito i limiti attraverso l’Interpello 291/2025. La questione riguarda la possibilità di pagare debiti fiscali altrui utilizzando i propri crediti fiscali in compensazione, pratica molto discussa.

Anche la Cassazione ha chiarito i limiti della legge – velaincampania.it
Negli ultimi giorni imprese e commercialisti hanno denunciato una situazione definita “paradossale”, legata agli incentivi concessi sotto forma di crediti fiscali. La Legge di Bilancio 2026 introduce nuovi limiti alle compensazioni, restringendo ulteriormente l’uso dei crediti per pagare contributi e imposte.
Chi possiede importi elevati sotto forma di crediti d’imposta vorrebbe liquidarli, ma incontra ostacoli significativi, tra cui il divieto di utilizzo in accollo. Molti però continuano a interrogarsi su cosa sia davvero l’accollo fiscale e quali siano i confini legali ed economici di questa opzione.
Un’ipotesi presentata all’Agenzia delle Entrate riguarda la creazione di una Rete di impresa per gestire in modo condiviso i crediti fiscali. In questo schema, l’impresa “Z” potrebbe pagare i debiti fiscali dell’impresa “A” utilizzando i propri crediti, senza ricorrere a liquidità.
Il pagamento avverrebbe quindi tramite compensazione fiscale, ma l’Agenzia ha ribadito che questa pratica non è compatibile con l’accollo. Le polemiche restano forti, perché molti vedono in queste limitazioni un ostacolo alla gestione efficiente delle risorse disponibili.
Nella risposta all’Interpello 291/2025, l’Agenzia richiama l’articolo 8, comma 2, della legge 212/2000, lo Statuto del contribuente. La norma ammette l’accollo del debito d’imposta altrui, ma senza liberare il contribuente originario dalle proprie responsabilità fiscali.
Il decreto legge 124/2019, all’articolo 1, conferma la possibilità di accollo fiscale, ma esclude esplicitamente l’uso della compensazione. Secondo l’Agenzia, non esistono dubbi, i crediti fiscali non possono essere utilizzati per pagare debiti altrui attraverso questa modalità.
La Corte di cassazione, con ordinanza 3930 del 16/02/2025, ha ribadito la stessa interpretazione, rafforzando la posizione dell’Agenzia. Secondo i giudici, né l’accollante può compensare con i propri crediti i debiti accollati, né l’accollato può pretendere tale compensazione.
La linea è chiara e condivisa: l’accollo fiscale resta possibile, ma non attraverso la compensazione dei crediti. Un chiarimento che chiude definitivamente una questione annosa, con conseguenze rilevanti per imprese e professionisti che speravano in maggiore flessibilità.

Si fa chiarezza sull'accollo fiscale - velaincampania.it






