Con l’avvicinarsi dell’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2026, si delineano importanti novità per i lavoratori italiani.
Si registra anche un’importante esclusione che riguarda i dipendenti pubblici, lasciando in sospeso la questione di un trattamento fiscale equo per tutti i lavoratori. Parallelamente, la manovra introduce una serie di misure fiscali e sociali che incideranno in modo differenziato su famiglie, imprese e fasce di reddito, con nuove aliquote Irpef e interventi sul cuneo fiscale.
Nel contesto di un’inflazione ancora alta e di una pressione fiscale che rischia di erodere il potere d’acquisto delle famiglie, il governo Meloni sta predisponendo un pacchetto di circa due miliardi di euro destinato a sostenere i lavoratori dipendenti del settore privato. L’obiettivo è contrastare il cosiddetto fiscal drag, ovvero l’aumento automatico della pressione fiscale conseguente agli incrementi salariali derivanti dai rinnovi contrattuali.
Secondo le informazioni emerse da documenti provvisori di Palazzo Chigi, il meccanismo di detassazione proposto si configura come una sorta di “cedolare secca sui salari”, con una tassazione agevolata al 10% sulle maggiorazioni di stipendio legate ai rinnovi contrattuali tra il 2026 e il 2028. Ciò significa che i lavoratori privati potrebbero beneficiare di un aumento quasi totalmente netto: ad esempio, un incremento di 100 euro lordi mensili si tradurrebbe in circa 90 euro netti, un vantaggio considerevole rispetto all’attuale tassazione progressiva Irpef.
Questo sistema rappresenta un incentivo alla contrattazione collettiva, promuovendo un aumento reale del reddito disponibile e contrastando la perdita di valore del salario in un periodo di elevata inflazione.
Dipendenti pubblici esclusi dalla detassazione: una ferita aperta
Una nota dolente di questa misura riguarda l’esclusione, almeno per il momento, di circa tre milioni di dipendenti pubblici dal beneficio della detassazione. Nonostante l’Esecutivo abbia stanziato risorse per oltre venti miliardi di euro destinate ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego fino al 2030, non è stato ancora definito un intervento fiscale analogo a quello previsto per il settore privato.
L’assenza di una tassazione agevolata sugli aumenti salariali nel pubblico impiego comporterebbe che, pur ricevendo incrementi in busta paga, questi lavoratori vedrebbero contestualmente aumentare la loro pressione fiscale, annullando in larga parte il beneficio reale dell’aumento. Tale disparità riflette un trend consolidato, dove i lavoratori pubblici non godono delle stesse agevolazioni fiscali dei colleghi privati, come nel caso degli sgravi sui premi di produzione.
Nonostante la maggiore stabilità contrattuale e previdenziale tipica del pubblico impiego, sindacati e lavoratori auspicano un intervento del Ministero per la Pubblica Amministrazione che, nei prossimi mesi, possa negoziare con il Ministero dell’Economia un’estensione della detassazione anche ai dipendenti pubblici, garantendo così un trattamento più equo.

Le principali misure della Legge di Bilancio 2026: chi guadagna e chi paga di più(www.velaincampania.it)
La manovra economica approvata a fine 2025 impegna complessivamente circa 30 miliardi di euro, con una forte attenzione al sostegno di lavoratori e famiglie a basso e medio reddito. Tra le principali novità, spiccano:
- Riduzione del cuneo fiscale per circa 3 milioni di lavoratori con reddito fino a 40 mila euro annui, con detrazioni fisse e automatiche in busta paga. Per i redditi fino a 20 mila euro lo sgravio rimane contributivo, mentre tra 20 e 40 mila euro diventa fiscale, con detrazione di 1.000 euro che si riduce progressivamente.
- Riforma delle aliquote Irpef, ridotte da cinque a tre: 23% fino a 28 mila euro, 35% tra 28 e 50 mila euro, 43% sopra i 50 mila euro. Sale a 35 mila euro la soglia per beneficiare della flat tax al 15% per redditi da lavoro dipendente o pensione.
- Congedo parentale esteso a 3 mesi pagati all’80%, usufruibile fino ai 6 anni di età del bambino, con conferma dei 10 giorni di paternità obbligatoria.
- Bonus nuovi nati di 1.000 euro una tantum per famiglie con ISEE fino a 40 mila euro e conferma del bonus nido con importi differenziati in base all’ISEE.
- Fondo per il contrasto alla povertà alimentare per le mense scolastiche e il Fondo dote famiglia da 30 milioni di euro per attività sportive ed extrascolastiche di figli tra 6 e 14 anni con ISEE fino a 15 mila euro.
- Tetto alle detrazioni fiscali che varia in base al reddito e al numero di figli: per redditi oltre 75 mila euro la detrazione massima scende a 14 mila euro (7 mila senza figli) e si riduce ulteriormente oltre i 100 mila euro.
- Stretta sulla tassazione delle auto aziendali con un aumento della tassazione sulla benzina e il diesel e un meccanismo retroattivo che dovrebbe portare a un maggior gettito, stimato in 25 milioni nel 2025 e 120 milioni a regime.
- IRES premiale al 20% per 18 mila imprese che rispetteranno precise condizioni: accantonamento dell’80% degli utili, investimenti per almeno il 30% degli utili in innovazione digitale ed energetica, mantenimento dei livelli occupazionali, assunzioni a tempo indeterminato e assenza di cassa integrazione.