In vista della scadenza del 30 novembre, il versamento dell’acconto Irpef 2025 rappresenta un momento cruciale per partite IVA.
Dopo due anni di flessibilità nella rateizzazione del saldo, il governo ha confermato il ritorno al pagamento in un’unica soluzione per la seconda rata di acconto, ponendo fine alla possibilità di dilazionare il versamento come avvenuto nel biennio 2023-2024.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ufficializzato la decisione durante il question time a Montecitorio, spiegando che le necessità di gettito immediato dello Stato non consentono più la proroga o la rateizzazione del pagamento del secondo acconto Irpef. Questa scelta comporta che, per il 2025, tutti i contribuenti dovranno effettuare il versamento in un’unica soluzione entro il 30 novembre, prorogato al 1° dicembre 2025 in quanto il 30 novembre cade di domenica.
L’obbligo di versamento scatta quando l’imposta Irpef dichiarata supera la soglia di 51,65 euro, al netto di detrazioni, crediti d’imposta e ritenute. L’acconto da versare corrisponde al 100% dell’imposta dichiarata o a un importo inferiore stimato per l’anno in corso. Per importi inferiori a 257,52 euro è previsto un pagamento in un’unica rata entro il termine di fine novembre; per importi pari o superiori, il versamento si suddivide generalmente in due rate: il 40% entro il 30 giugno e il 60% entro il 30 novembre.
Per i soggetti sottoposti agli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) e per i contribuenti in regime forfettario, le regole sono leggermente diverse: se l’importo dovuto non supera i 206 euro, si versa tutto entro fine novembre; altrimenti si procede con due rate di pari importo alle scadenze di giugno e novembre.
Il quadro fiscale per professionisti e aziende
Nel dettaglio, i professionisti e le imprese devono tenere conto che il pagamento dell’Irpef segue un calendario preciso e l’uso del modello F24 è obbligatorio per tutte le categorie di contribuenti residenti. I soggetti non residenti, invece, possono adottare anche altre modalità di pagamento, come il bonifico bancario o i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate.
Nel corso degli ultimi due anni, il sistema di rateizzazione introdotto per alleggerire il carico fiscale autunnale – spesso molto impegnativo per i titolari di partita IVA, soprattutto nei mesi che vedono concentrarsi anche scadenze come Iva, contributi Inps, premi Inail e pagamenti derivanti da rottamazioni e concordati – aveva riscosso un consenso diffuso. Nel 2024, ad esempio, il termine per il pagamento del secondo acconto era stato spostato al 16 gennaio 2025, con la possibilità di suddividerlo in cinque rate mensili fino a maggio, una misura pensata per offrire maggiore respiro finanziario.
Tuttavia, la necessità di assicurare entrate immediate ha spinto l’esecutivo a sospendere questa modalità, imponendo un ritorno al versamento unico entro la scadenza di novembre 2025, senza possibilità di dilazionare.

Implicazioni e prospettive future – velaincampania.it
La revisione in corso del sistema di versamenti fiscali mira a uniformare le modalità di pagamento tra lavoratori autonomi e dipendenti, cercando di ridurre i picchi di pagamento a giugno e novembre, che tradizionalmente gravano sul bilancio dei contribuenti. L’obiettivo di fondo è quello di distribuire più equamente nel corso dell’anno l’impatto fiscale, rendendo più regolare la gestione della liquidità per professionisti e imprese.
Nonostante la decisione di abolire la rateizzazione per il 2025, non è escluso che in futuro possano essere riproposte soluzioni di pagamento più flessibili, soprattutto nell’ambito della più ampia riforma fiscale prevista per il 2026. Le attese sono concentrate sulle modifiche al sistema Irpef e sulle nuove misure della manovra economica, che prevedono un taglio delle aliquote e interventi volti a semplificare gli adempimenti, con l’intento di alleggerire il carico fiscale sulle fasce medie e basse di reddito.
La situazione resta dunque in evoluzione, ma per quest’anno i contribuenti dovranno adeguarsi all’obbligo di versamento integrale dell’acconto entro il primo dicembre, evitando di incorrere in sanzioni e interessi per ritardato pagamento.

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